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Blogger a rischio di condanna per i commenti dei visitatori? il caso Scaccia
Ricevere una esposto-denuncia per presunta violazione dei diritti di un minore a causa di un commento ad un post un po’ “avventato”?
E’ possibile ed è capitato ad uno fra i blogger giornalisti più “navigati” (nel senso di visitato e con esperienza): Pino Scaccia inviato del Tg1.
«Sono stato convocato dall'ordine dei giornalisti», scrive sul suo blog www.pinoscaccia.rai.it/torre, «per venerdì prossimo in seguito a un esposto-denuncia. Ho la facoltà, mi si dice, di farmi assistere da un legale di fiducia. Sarebbe una questione personale, se non fosse che la denuncia riguarda il blog. E non per quello che ho scritto io, ma per i commenti che ho ospitato a proposito della vicenda di una bambina (evito il nome, mi capiterete): chi mi segue da tempo ha capito».
La vicenda potrebbe essere attinente a quella di una bambina italiana vittima di una storia «complicata, dura, difficile». Una bambina di cui Pino Scaccia non ha mai mostrato il volto, né il suo nome o quello dei genitori. «Abbiamo raccolto solo la storia proposta da chi ha tentato di aiutarla», aveva scritto Scaccia solo poche settimane fa, «l'avvocato della controparte ha dibattuto più volte con noi sul blog poi improvvisamente ha preso, in senso figurato, la carta bollata».
In seguito anche gli altri riferimenti alla storia sono stati eliminati.
«In trent'anni di professione non mi era mai successo», continua Scaccia, «Non ho sottomano l'esposto ma in sostanza l'accusa è di aver violato i diritti di una minore. La “tribù” conosce con quanta attenzione e quanto affetto e quanta cautela io abbia sempre affrontato questo tema. Il blog è sempre stato pieno dei loro occhi, cercando la speranza anche in situazioni drammatiche come spesso mi capita di incontrare. Adesso devo difendermi. Non solo: se non sono convincente rischio anche una punizione o addirittura la radiazione dall’ordine. Lo ripeto, se non fossi stato abbastanza chiaro. Non per quello che ho scritto, ma per quello che hanno scritto gli altri. La mia colpa, ammesso che ci sia», aggiunge l’inviato del Tg1, «è quella di averli ospitati. Capirete a questo punto le mie avvertenze, le raccomandazioni, la fatica per calmare i toni. Il web, da tempo, non è più un gioco. Qualcuno ancora non lo ha capito. E non ha capito soprattutto che è facile nascondersi dietro un nick di fantasia. Tanto a pagare c'è chi ci mette il suo nome e la sua faccia. Non per lavoro (il lavoro è un altro) ma così, giusto per il piacere di avere un rapporto con la gente, con chi sta dall'altra parte del teleschermo».
L’amarezza dell’inviato del Tg1 è tanta ma la sua vicenda deve far riflettere tutti i titolari di blog e magari sollecitare una normativa più accurata e al passo con la tecnologia.
In sostanza è giusto che il titolare
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