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La rivincita della carta su internet parte dagli archivi
La "scoperta" nasce da una lettura occasionale e, nel suo genere, sconvolgente: nell'era del digitale il vecchio libro, il documento scritto, insomma le opere di testo, sono piu' che mai a rischio smarrimento. Fino, pure, a perdersi irrimediabilmente nel tempo: irrecuperabili.
E’ il fattore piu' sottovalutato, e perciò meno segnalato nell’epocale passaggio dalla carta stampata al supporto elettronico.
Non sfugge a nessuno che i documenti trasmessi e ricevuti vadano pure conservati; che le edizioni on-line, le banche dati prive di supporto cartaceo vadano, in ogni caso, archiviate e custodite...Come? Dove? E soprattutto (qui sta il vero problema) per quanto tempo?
La vita di un documento è tutta affidata al software impiegato per la stesura e alla sua compatibilità con i rinnovati sistemi di videoscrittura. Vincolato alla conformazione del programma, il testo editato ne “patisce” l’invecchiamento, deve condividerne l’evoluzione. Solo operazioni costanti di “refresh” potranno garantire la sopravvivenza di infinite quantità di materiale.
Ad un simile rovescio della medaglia sembra non fossero preparati neanche i maggiori sistemi mondiali, neanche un colosso come la NASA che, pure, è corso ai ripari da qualche anno affidandosi a veri e propri "archeologi" del web col delicato compito di recuperare banche dati oggi non piu’ leggibili perché mai, fin qui, aggiornate.
Attualizzare banche dati, garantire la apertura di file di testo di vecchia generazione: sarà questa la nuova “missione” di storici della comunicazione e archivisti informatici?
Per non dire, quand’anche fosse, di quanta parte andrebbe comunque dispersa nell'opera di trasposizione da un sistema all’altro, di come diventerà sempre piu’ lontana, difficile da percepire, la sua originaria ambientazione storico-culturale di un documento.
E’ questo il valore aggiunto che solo il “vecchio” libro sarà in grado di custodire.
E' la rivincita della fragile pagina di carta: destinata a ingiallirsi e a sbiadire, rimane la piu' forte e stabile difesa della Scrittura contro il Tempo.
Lo sapeva bene frate Guglielmo da Baskerville che, nel finale de "Il nome della rosa", sfida il rogo della biblioteca dell'abbazia, illuso di portare in salvo almeno qualcuno dei preziosi manoscritti condannati a scomparire per sempre. Guglielmo, che per un libro rischia la vita, esprime l'essenza di un legame ancestrale: il libro come massima espressione dell'istinto di conservazione dell'uomo.
Perché la storia che l'uomo ha costruito con il libro é la metafora della vita stessa, del nostro attaccamento all'esistenza, all'esserci, a lasciare un segno.
Sarò sentimentale, ma facilmente mi ci scappa il pensiero ogni volta che “clicco” su “salva documento".
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