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Lavoro, come ottenere collaborazioni giornalistiche



Collaborazioni giornalistiche. Come ottenerle? Come passare dalla fase teorica a quella pratica? Come fare per “agganciare” un’opportunità professionale individuata tramite un annuncio di lavoro, la soffiata di un amico, l’articolo di un giornale?

Attraverso la raccolta di una serie di pareri e opinioni di giornalisti esperti, caporedattori e direttori di organi stampa abbiamo elaborato un vademecum su come ottenere collaborazioni in un settore cosi’ complesso come quello del giornalismo.

Evitare l’invio non richiesto di curriculum. E’ ormai cosa vecchia: l’invio di curriculum automatico a una serie di email o indirizzi che pensate possano interessare qualcuno servono solo ad soddisfare la vostra coscienza.

Le redazioni giornalistiche sono troppo intente alla contigenza e alle opportunità del momento per badare ai vostri curriculum inviati senza richiesta.

Diverso è il caso di invio di un curriculum con richiesta. Se un caporedattore o un direttore, dopo contatto diretto, telefonico o personale, vi chiede il curriculum è bene consegnarli una vostra presentazione bene dettagliata e sintetica: massimo 2 fogli, in preminenza i vostri punti di forza e le esperienze professionali acquisite. Se non avete esperienze professionali, prima fatele, a tutti i costi.

Acquisire esperienze sul campo. Non è solo una questione di curriculum. Purtroppo o per fortuna la professione giornalistica non è un lavoro impiegatizio.

Se non avete santi in paradiso l’unico modo per fare esperienza è con stage o con esperienze, anche poco retribuite. Non lamentatevi se qualcuno vi offre una collaborazione redazionale che appare poco vantaggiosa in termini remunerativi e qualitativi.

A meno che non vi venga proposto di ricopiare tutti i volumi della Treccani per 10 ore al giorno oppure andare ad intervistare i guerriglieri di Al Qaeda senza scorta accettate qualunque offerta di lavoro di un organo di stampa o media che abbia una discreta visibilità.

L’importante e che voi agiate in ambienti dove esistano giornalisti effettivi, iscriti all’albo oppure che dispongano di un effettiva esperienza giornalistica. Perche? Perché la vostra vera retribuzione sarà il bagaglio di consigli, discussioni, rimproveri, cazziate, errori, sfruttamenti, elogi (pochissimi), numeri di telefono, contatti acquisiti tramite questa frequentazione.

Servono le scuole? Servono per coadiuvare il vostro cammino, con molte nozioni (molte volte inutili) ed alcuni strumenti per velocizzare il raggiungimento di esperienze professionali. Uno di questi strumenti è lo stage.

Non lamentatevi che un tirocinio offertovi da una scuola di giornalismo non è retribuito. Lo stage è per un giovane apprendista o anche per un giornalista che non trova spazi un’opportunità unica che va sfruttata.

Non ci dilungheremo su quali comportamenti adottare “da stagisti”. Sono gli stessi da adottare di quelli di un freelance. Ecco qui di seguito, dunque, cosa fare una volta che sul vostro curriculum avete inserito almeno qualche esperienza.

Come iniziare? Giornalisti esperti, caporedattori e direttori lo dicono a chiare lettere: l’informazione è un mercato fatto di opportunità che divora tutto ciò che è novità. Tradotto: non serve a nulla proporsi agli inizi della propria carriera a chiunque come se ci si proponesse all’ufficio del personale di un supermercato.

Innanzitutto perché i giornali e media sono delle tribù, dei clan, dei gruppi ermetici organizzati attorno interessi specifici. La solita storia che chi non ha la tessera di partito non può lavorare? Ma no! Intendiamo dire che occorre fiutare un po’ l’affare, cogliendo l’attimo e l’opportunità. Come?

Occhio all’apertura di nuovi giornali, radio e televisioni. Quando viene lanciata una nuova iniziativa editoriale è il momento buono per proporsi. In questa fase le redazioni sono un “pongo das” malleabile.

E’ questa la fase in cui si fanno le scelte per il futuro, vengono decisi i settori, si selezionano i collaboratori e, talvolta, anche i redattori interni. Una buona proposta può aprire il campo ad una carriera. E’ bene “fiutare l’affare” con intuito, cercando di capire quali sono le proposte e le persone a cui affidare le proposte. Già, a chi rivolgersi e che tipo di proposte fare?

A chi rivolgersi? Chiarito ormai il concetto dell’inutilità dell’invio automatico dei curriculum, concentriamoci sui passi necessari da fare per arrivare a dialogare con le redazioni. Primo passo fondamentale: l’identificazione di chi può prendere delle decisioni.

L’organigramma del contratto di lavoro giornalistico stabilisce che le direttive pratiche sui “pezzi” vengono date dal caporedattore. E qui nasce il primo problema. Ci sono giornali e media con diverse strutture.

I più grandi possono avere 5-6 o piu’ redazioni: politico, economico, cultura ecc., altri sono piu’ piccoli e possono disporre anche di una sola redazione. Quindi vi potrebbero essere tanti caporedattori o uno solo. Il caporedattore potrebbe essere uno dei vostri interlocutori. Come contattarlo? Innanzitutto dopo averlo ben identificato.

Una telefonata o, meglio, un appuntamento di persona è l’unico modo per dare speranza all’esame della vostra proposta (evitare contatti virtuali, solo con l’e-mail, strumento invece da utilizzare successivamente una volta fatta conoscenza con il capo).

L’importante è arrivare all’appuntamento telefonico o di persona con delle idee concrete. Piu’ avanti esamineremo come preparare le proposte. Il caporedattore in ogni caso potrebbe non essere l’unico interlocutore in grado di accogliere una proposta di collaborazione.

Se non si riesce a raggiungere il capo si potrebbe tentare di contattare una figura gerarchica minore, come un redattore, naturalmente meglio se conosciuto. Se si dispone di un conoscente all’interno di una struttura editoriale è bene sfruttare il contatto con oculatezza.

Che atteggiamento adottare. Nei contatti con figure gerarchicamente di poco superiori al potenziale freelance-collaboratore non mostrarsi troppo ambiziosi (nel caso di un redattore interno cio’ potrebbe provocare il timore di un scavalcamento) e nemmeno troppo sicuri di sè con qualcuno molto al di sopra di voi, anzi, sarebbe meglio far trasparire un certo sussiego e, soprattutto, la necessità di ottenere lavoro per ragioni economiche.

Quest’ultimo atteggiamento è sconsigliabile con il caporedattore che invece punta a sfruttare le vostre idee concretamente e non vuoe sentire storie. Con un caporedattore dunque essere incisivi e piu’ sicuri.

Cosa proporre? Primo punto da seguire. Se vi sentite l’Indro Montanelli del XX secolo è probabile (è praticamente certo) che questo non venga considerato.

Quindi, piuttosto che proporre un’inchiesta sulla possibile strategia sovversiva di Bin Laden prima di fare una proposta studiare bene il giornale o ascoltare o vedere il notiziario dove vorreste “piazzare” le vostre offerte. Quindi il consiglio è studiare e sapere quali sono le effettive esigenze di chi vi dovrà commissionare articoli o servizi, quest’ultimo altro punto fondamentale.

In un ambiente così competitivo e opportunistico è giocoforza possedere una specializzazione. E qui veniamo ad un concetto fondamentale. A meno che non abbiate un parlamentare o un manager di azienda in famiglia sfruttare i vostri interessi e vostri studi. Siete degli appassionati di gastronomia? Proponete argomenti attinenti alla vostra specializzazione.

Siete dei laureati in lingue, ma il mondo del lavoro vi sbarra le porte? Chi conosce bene 2 o 3 lingue può essere un ottimo collaboratore in politica estera. Se avete scritto un libro, seppur con un editore sconosciuto, sulla musica dei “favolosi anni ‘60” statene certi un caporedattore della redazione spettacoli saprà sfruttare se ci sono, le vostre competenze.

Come presentare le proposte? Giornalisti esperti e caporedattori lo dicono chiaramente: occorre portare, come dei bravi scolaretti, le vostre proposte in modo scritto. Pensate a 4 o 5 proposte (mai presentarne una sola, un eventuale rifiuto potrebbe provocare una delusione) e buttarle giu’ su un foglio.

Importante è specificare ogni proposta con una “scaletta”. La scaletta è una serie di punti che sintetizzano il contenuto dell’articolo o del servizio come verrebbe nella sua forma finale.

Cercate di spiegare i vostri obiettivi, gli eventuali intervistati, le fonti, il tempo di redazione dell’articolo o del servizio.

(inserito il 29/10/2023)

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