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Mancano 20 milioni, i ciechi "non leggono" più
I ciechi all'oscuro di tutto. Sembra una battuta di cattivo gusto, ma è quello che sta succedendo all'unico periodico italiano destinato ai non vedenti. "La settimana in braille" infatti, chiude i battenti. La causa? Molto semplice: le spedizioni postali costano troppo.
La cosa è al limite del grottesco, mentre alcuni giornali ricevono finanziamenti, dal marzo 1999 questo periodico - che consente a molti ciechi di venire a conoscenza di ciò che accade nel mondo - non riesce ad ottenere nemmeno la tariffa agevolta dalle Poste per la sua spedizione.
Eppure le stesse agevolazioni sono concesse ad istituti per ciechi riconosciuti dallo Stato. La spiegazione anche in questo caso è tanto semplice quanto disarmante: la casa editrice non ha le caratteristiche per ottenere l'agevolazione in quanto registrata come S.r.l.
Una società che però ha davvero poco a che spartire con le altre visto che il bilancio annuale, che si aggira sui 170 milioni, fa sorridere. Una redazione composta da giornalisti che sono giornalmente a contatto con i problemi dei non vedenti (visto che l'handicap colpisce anche loro) ma che cercano di far conoscere ad un migliaio di ciechi, che settimanalmente ricevono la pubblicazione, notizie di casa nostra e non.
Il "sogno" nato quattro anni fa a Padova dall'unione di intenti di alcune persone sensibili ai problemi dei portatori di handicap è destinato a naufragare nonostante un'interpellanza parlamentare? Pare proprio di si visto che non si riesce più a coprire le spese postali che ammontano a circa 20 milioni l'anno.
Nelle cassette della posta dei non vedenti solo bollettini informativi delle associazioni di categoria? A questo punto pare proprio di si visto che il comunicato ufficiale delle Poste (pubblicato recentemente sul sito della Rai) non lascia ombra di dubbio: «La "Settimana in braille" non può usufruire dell'esenzione tariffaria specifica prevista dalla normativa che recepisce le norme internazionali in materia perché tale agevolazione è concessa soltanto per i cecogrammi e per gli invii spediti a non vedenti da istituti per ciechi ufficialmente riconosciuti.
La rivista "Settimana in braille" è edita dalla Società Editrice La Tema S.r.l. che ha fini commerciali e non rientra nella categoria degli istituti per ciechi ufficialmente riconosciuti. La rivista "Settimana in braille" usufruisce delle tariffe agevolate previste per le pubblicazioni iscritte all'ex registro nazionale della Stampa (oggi registro degli operatori della Comunicazione)».
E formalmente le Poste hanno ragione, anche se non si tiene conto del fatto che il fatturato ricavato dall'abbonamento (€40,00 per i 52 numeri) non riesce più a coprire le spese. Nessuna via d'uscita? La scappatoia c'è: cambiare la ragione sociale e trasformarsi in associazione. In questo modo i ciechi potranno continuare a conoscere quello che accade nel mondo, ma ancora una volta la burocrazia a volte fin troppo ligia al suo dovere, avrà costretto alcuni "sognatori" a cambiare in fretta il loro modo di agire per ottenere un'agevolazione (dovuta?) di soli 20 milioni.
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